The Rust And The Fury "May the sun hit your eyes"
Disco d'esordio per questa band, finalista allo scorso Arezzo Wave, formata da cinque musicisti perugini che dopo varie vicissitudini in altre formazioni hanno sentito l'urgenza di rispolverare un vecchio progetto fatto di puro e semplice rock'n'roll dalle melodie ariose, collocabile tra suggestioni southern alla Lynyrd Skynyrd, folk elettrificato alla Neil Young e richiami alle nuove leve dell'indie come Arcade Fire e Other Lives. Un disco rock da FM americana, diretto e pressoché privo di distorsioni, ma allo stesso tempo curato e impreziosito da equilibri sonori fatti di canti, controcanti e piccoli innesti strumentali che lo rendono davvero sorprendente. Da curare meglio, invece, la produzione, che necessiterebbe di un certo svecchiamento. PAT.C.
Vernon Selavy "Stressed desert blues"
I Vernon Sélavy sono il progetto – più o meno solista – di Vincenzo Marando, uno dei componenti dei Movie Star Junkies, ottima band torinese di punk blues dai testi colti. Un anno fa usciva la sua prima fatica, un 7'' composto da tre murder ballads dai ritmi sinuosi e striscianti che già ben impressionava. Due di quelle canzoni sono ora parte di questo esordio sulla lunga distanza che conferma la vocazione per le sonorità folk-blues che nascondono anche un'anima latina. In "Stressed Desserts Blues" si ritrovano influenze disparate ma talmente ben almagamate da risultare quasi irriconoscibili, da Lee Moses a Sam Cooke, passando per il delta blues fino ad arrivare agli Stones e a Tom Waits. Si potrebbe osare di più, magari cimentandosi nell'italiano, ma intanto le ottime canzoni di questo disco – su tutte "Shoes Of The Dead" e "The Way It Goes" - ci possono bastare. PAT.C.
Iacampo "Valetudo"
Marco Iacampo non è propriamente un esordiente (Lex Nigra, ELLE, GOODMORNINGBOY) ma da qualche anno a questa parte si è buttato nel suo progetto solista, passando dall'inglese all'italiano e abbandonando le sonorità più anglofone del passato. Valetudo è il suo secondo disco; un'opera intensa e semplice, realizzata con soli due strumenti, chitarra acustica e voce, ma dotata di una complessità emotiva capace di avvolgere e conquistare. Tra l'agrodolce alla Dente e la ricercatezza espressiva del primo De Gregori, Iacampo è riuscito pienamente nel suo intento, quello di tornare all'essenziale, e di creare delle canzoni, semplicemente, popolari. Un disco che chiede (riuscendoci) semplicemente di essere ascoltato. PAT.C.
Telesplash "Motel Paradiso"
Gruppo aretino formatosi nel 2006 che dopo un primo EP in lingua inglese passa al cantato in italiano e giunge con questo "Motel Paradiso" al secondo disco. Pubblicato per Forears, l'album conferma l'attitudine "easy pop" della band, tra melodie accattivanti e formulette semplici ed orecchiabili. Un disco per l'estate, verrebbe da dire - come del resto suggerisce tutto il packaging del cd - che ricorda altri gruppi della stessa matrice, su tutti i romagnoli Jang Senato (sarà anche per la erre moscia del cantante?) e in parte i Baustelle dello yé-yé, senza avere però la loro vena lirica impegnata. Un piacevole disco pop dalle melodie Sixties senza pretese, ottimo da canticchiare sotto la doccia, o al caldo di una spiaggia. PAT.C.
Le Mani "Settembre"
Torna il gruppo che ottenne grande successo con il singolo "Stai bene come stai", supportato per questo nuovo disco da Federico Zampaglione che presta la sua voce nel singolo che ne lancia l'uscita, "Il Lago". Le Mani sono una band materana di solido rock all'italiana, con chiare influenze brit sospese tra U2, Muse e Placebo, e che non nasconde una vocazione al mainstream radiofonico E di ciò si nutre anche questo "Settembre": il che non significa necessariamente che non si tratti di un buon disco. Nulla è fuori posto: chitarre sparate, voce arrabbiata quanto basta, ritmi in crescendo pompati ad hoc e spruzzi qua e là di dubstep e shoegaze. Il punto però è che non convince in sincerità e finisce per avere il sapore di una produzione ben confezionata ma senza spessore. PAT.C.
Alessandro Paternesi "Dedicato"
Disco d'esordio per uno dei più promettenti talenti del jazz italiano, Alessandro Paternesi, batterista e compositore, classe 1983. Il disco, registrato assieme ad altri quattro ottimi giovani musicisti fra i migliori delle nuove leve del jazz italiano presso il Santa Cecilia Recording Hall di Perugia (città nella quale Paternesi si è laureato in Conservatorio) rappresenta il primo passo del suo progetto solista Point Of View, caratterizzato dalla volontà di mescolare il repertorio classico del jazz al moderno approccio ritmico, melodico ed improvvisativo. In esso infatti troviamo mille generi e diverse correnti - minimalismo, musica contemporanea, jazz melodico - mescolati con maestria e intensità, il che rende questo disco di ottima fattura e dotato di un notevole potere evocativo anche per chi non mastica il genere. PAT.C.
Mimes Of Wines "Memories of unseen"
Due occhi grandissimi, scavati nella magrezza del viso e dotati di uno sguardo ipnotico, mi fissano dalla copertina del secondo disco dei Mimes Of Wines: quasi un oscuro presagio delle note che avvolegranno la mia stanza quando il cd sarà nel lettore e avrò pigiato play. E la profezia si avvera: atmosfere sinistre che evocano nebbie e foschie, stregonerie e sortilegi di terre lontane nel tempo e nello spazio. Questa è la dimensione in cui ci catapulta la splendida voce di Laura Loriga - prendete Cat Power e diluitela in un dreampop tetro alla Dead Can Dance - e nella quale a farla da padrone sono i ritmi avvolgenti del piano, arricchiti dai ricami del violoncello. Un progetto assolutamente pregevole e degno di nota, ma che alla lunga sconta quella trance ipnotica nella quale fa sprofondare, che rappresenta un suo pregio ma che può trasformarsi anche nel suo peggior difetto. PAT.C.
Dulcamara "Uomo con cane"
Dulcamara - all'anagrafe Mattia Ziani - è un cantautore romagnolo originario di Faenza. Il suo è un cantautorato un po' sbilenco e sognante, infantile e semplice a metà tra un Dente poco ispirato e un Tricarico canonizzato, e tuttavia non privo di qualità. Anche perchè a mano a mano che si ascoltano tutte le 13 canzoni che compongono questo suo "Uomo Con Cane" si scoprono matrici più complesse e convincenti. Il disco è composto di piccole ninnananne lievi che raccontano, attraverso la voce malinconica di Mattia, storie fatte di amori frustrati e occasioni mancate, narrate a tratti forse con esagerata prolissità, che finisce per stridere con la piacevole leggerezza delle musiche ben costruite fra pianoforte, chitarre western, organi e fiati. Un disco di nostalgie rassicuranti, ma un po' troppo monocorde per lasciare davvero il segno in un genere tanto inflazionato quanto difficile. PAT.C.
Michele Maraglino "I mediocri", La Fame Dischi 2012
Michele Maraglino è un cantautore figlio dei nostri tempi. Classe '84, tarantino trasferitosi a Perugia ormai da qualche anno, ha un sogno nel cassetto che porta avanti con determinazione: fare il cantautore, appunto. Per lui scrivere canzoni è una ragione di vita, e lo fa in barba a perfezionismi e tecnicismi, buttando in campo se stesso e la sua chitarra, secondo la logica del "do it yourself". Dopo un EP pubblicato nel 2010, che ha ricevuto ottimi riscontri, si mette alla prova con quest'esordio, pubblicato da un'etichetta fondata da se medesimo "La Fame Dischi": il risultato è un disco fatto di buoni spunti con molti elementi, però, da perfezionare, a partire dagli arrangiamenti che non ne valorizzano appieno le caratteristiche. Non convince molto il cantato, nè l'amalgama sonoro: un disco in cui alla freschezza e alla genuina denuncia sociale dei testi (Taranto, Lavorare Gratis) non corrisponde una cura adeguata della musica e della tecnica. Da premiare invece, la sincerità e l'urgenza di tutto il progetto, che non riescono però a mascherarne i limiti strutturali. PAT.C.
Buffalo Kill “Electric Muuh”, Autoproduzione 2010
Appassionati dei Bud Spencer Blues Explosion? Bene, questo disco fa per voi. Blues Rock allo stato puro: ecco il tratto distintivo della band casertana composta da Alfred K Parolino, Gianni Vessellas e Tony Franzini, giunta con questo disco all'esordio. I tre si sono distinti sul palco del Neapolis Festival in apertura al concerto di Patti Smith, e non nascondono una vocazione esterofila nelle sonorità, tutte rivolte olteoceano. Hanno il pregio di cimentarsi in un cantato in italiano coraggioso per il genere, cercando di adattare la nostra lingua a una musica che ancora non le appartiene. I testi sono rabbiosi ed energici, impregnati del calore e dell’energia, del sangue e della violenza che hanno contraddistinto la loro terra negli ultimi anni. Un disco con ottimi spunti, suonato in maniera diretta e punk con due chitarre e una batteria, che però non convince ancora per liriche e soluzioni forse un po' troppo prevedibili. Da seguire, visto che sono in studio per quello che loro definiscono il loro vero primo album. PAT.C.
Le Canzoni da Marciapiede "Al Pranzo di Nozze", Red Wave 2011
Le Canzoni da Marciapiede sono un duo con base a La Spezia formato dalla cantante Valentina Pira e dal pianista Andrea Belmonte. Attivi da metà degli anni '90 in un gruppo progressive, hanno proseguito, poi, in forma di duo, alla ricerca di un proprio linguaggio musicale, cimentandosi in un genere poco "alla moda" come quello della musica d'autore che mischia ricercati spunti teatrali alla semplicità della musica popolare. Si ispirano alla canzone francese e tedesca degli anni 40-60 esibendosi live in uno spettacolo in cui al cantato si sovrappongono parti recitate da cabaret. Da questi presupposti nasce "Al Pranzo di Nozze" loro esordio in cui raccontano personaggi e situazioni di vita comune usando il pretesto narrativo di un banchetto nuziale. Un disco ben fatto, curato e d'altri tempi, forse un po' troppo citazionista e poco originale, composto da canzoni non dotate di una ragion d'essere in loro stesse, ma che compongono un racconto musicale quasi ci trovassimo davvero ad assistere ad una commedia di strada. PAT.C.