BANDA ELASTICA PELLIZZA – OGGI NO (Incipit Records)
Al secondo disco dopo “La parola che consola”, che gli era valso il premio Tenco come miglior gruppo italiano emergente, la Banda Elastica Pellizza con “Oggi No” resta sul genere del folk-rock ballabile, e di quando in quando ricorda non poco Vinicio Capossela: chitarre, fiati, marcette, qualche ballata pensosa ma soprattutto ironia. Degno di nota da questo punto di vista lo sfottò dei dietrologi nel pezzo dal titolo, appunto, “Il complottista”: elenco divertente e con derive surreali dei luoghi comuni del complottismo della domenica. “Il petrolio, lo Stato, la mafia, i templari, Gianni & Pinotto”, “Milano 2”, “i rettiliani, gli ebrei, l'amministratore che continua a fare il furbo”.
GB
MARIA ANTONIETTA – MARIA ANTONIETTA (Picicca Dischi)
La musica di Maria Antonietta unisce sonorità grunge italiane di fine '90 che strizzano l’occhio ai Verdena e a gli Afterhours a un’estetica post-punk di fine millennio. Le ritmiche aggressive rischiano di diventare un po’ noiose alla lunga e i pezzi si sviluppano su una trama che difficilmente si discosta da quella dei primi accordi. Non convince neanche il timbro vocale alla Amy Winehouse (frainteso ormai da tempo per pietra filosofale che trasforma in oro tutto ciò che tocca, vedere pseudo cloni come Giusy Ferreri), né le liriche da teenager punk che soffre per amore o la vaga fascinazione per le martiri quali Giovanna D'Arco e Santa Caterina. GB
TINDARA – QUANDO PARLO URLO (Valery Records)
Prodotti tra gli altri anche da Luca Bergia dei Marlene Kuntz – di cui si sente l'influenza – gli (esordienti?) Tindara realizzano un disco rock che sembra ispirarsi agli One Dimensional Man e ai Queen of the Stone Age, ma disseminato qua e là dagli echi di quel nu-metal melodico dei primi anni Duemila ormai aborrito da tutti, ma pur sempre scheletro nell'armadio di più di un ex-adolescente. I punti di partenza sono quelli classici del rock alternativo italiano, ma sarebbe lecito aspettarsi una svolta più personale e matura. GB
VERONICA MARCHI – LA GUARIGIONE
La Guarigione è il terzo album di Veronica Marchi, dopo l'esordio auto-titolato del 2005 (targa Tenco come miglior opera prima) e “L'acqua del mare non si può bere” del 2008. Attiva anche su altri versanti – la radio, il teatro, la scrittura di racconti – la Marchi ha un'impostazione cantautorale con preferenza per le classiche ballate un po' lente, che stentano a coinvolgere, ad eccezione della gradevole “Solo un incubo”, scandita da un piano almeno un po' animato. GB
GATTAMOLESTA – VECCHIO MONDO (Felmay records)
I Gattamolesta (creatura di Andrea Gatta, Gigi Fiocco, Nicolò Fiori e Jader Nonni) si pongono sulla vivissima tradizione bandistica italiana (prevalentemente del Sud), tutta trombe, tromboni e ritmi serrati, senza privarsi di qualche accenno alla tradizione tzigana. Conformemente i testi spaziano dal registro spensierato di canzoni come “Cinghiale matto” ad una vocazione più da cantastorie e di critica sociale che però incorre, in una canzone come “L'uomo travolto”, nelle parole d'ordine di un certo antipolitichese francamente un po' trito e superficiale. GB
11/8 RECORDS - AAVV (11/8 Records)
La 11/8 Records, prima etichetta indipendente salentina, raccoglie un gran numero di artisti sotto la direzione artistica del musicista Cesare Dell'Anna. Il disco da loro prodotto rispecchia la vocazione della 11/8 di porsi al crocevia di esperienze musicali diverse e provenienti da diverse parti del mondo oltre l'Italia, o con le loro parole “delle diverse etnie che si affacciano sul Mediterraneo”. Così i lavori dei diversi gruppi e personalità che confluiscono sul disco (Opa Cupa, Zina, Tarantavirus, Tax Free e molti altri) rispecchiano una serie di influenze eclettiche che vanno dall'apertura strumentale, “Karavia”, in pieno stile delle bande tzigane alla Goran Bregovic
con divagazioni Jazz, a pezzi con influssi elettronici, ancora jazz ed “arabeggianti”. I testi stessi sono luogo d'incontro di lingue diverse, dal dialetto pugliese all'arabo, passando per l'inglese. Esperimento riuscito, anche se con ovvi alti e bassi. GB
EVA – DURAMADRE (Halidon Records)
Duramadre è il disco che inaugura la carriera solista di Eva Poles, ovvero la cantante dei Prozac +, colonna sonora ridondante di fine anni Novanta. Il suo gruppo d'origine non manca di essere evocato (“Il giocatore” ad esempio), ma complessivamente l'impianto è molto meno punk e più “melodico”, ad eccezione della pseudo-rockabilly (e unica canzone in inglese) “Chainless”. Ma purtroppo Duramadre ricorda anche quel gotico da pre-adolescenti che guardano Twilight, in stile Evanescence per essere chiari, gruppo che suscita imbarazzo anche solo per il fatto di conoscerlo. GB
S.M.S. - DA QUI A DOMANI (Black Fading Record)
Gli S.M.S. sono la poetessa Monica Matticoli e i musicisti Cristiano Santini, Miro Sassolini (fondatore degli storici Diaframma) e Federico Bologna. Il loro progetto poetico/musicale punta a dar vita a “un racconto in versi concepito non per la musica ma in musica”. L'accompagnamento musicale elettronico scandisce quindi le parti vocali sia cantate che recitate. In alcuni momenti l'atmosfera così creata è abbastanza coinvolgente, specie nell'omaggio a Battiato, “In Quiete”, che evoca sia la voce del cantautore che la sua canzone “Gli uccelli”. Ma per lo più si è sopraffatti dalla pretenziosità del tutto, che ricorda per l'appunto le divagazioni para-filosofiche “battiatesche” ma senza esserlo. Sono purtroppo in pochi ad essere in diritto di prendersi così sul serio senza risultare noiosi. GB
SABBA & GLI INCENSURABILI – NESSUNO SI SENTA OFFESO (Bulbartworks)
Mirano a creare un caleidoscopio di “tipi urbani” in chiave rock i Sabba & Gli incensurabili (Salvatore Lampitelli, Alessandro Mormile, Luca Costanzo, Alessandro Grossi e Francesco Del Prete), nel loro disco d'esordio “Nessuno si senta offeso”. Dal classico trentenne disorientato della canzone d'apertura (“L'emarginato”) al panettiere; dagli aspiranti famosi ai cornuti e i qualunquisti da baretto. Rock, ma anche memore di Elio e le Storie Tese nell'approccio satirico ai testi e ispirato da cantautori come Paolo Conte: l'ultimo pezzo è una versione cupa e quasi irriconoscibile di “Vieni via con me”, accompagnata da parti di flauto alla Jethro Tull. GB
TARICK1 – HAIL TO THE KITCHEN (The Prisoner Records)
Le prime tracce di “Hail to the Kitchen!” dei Tarick1 sono una godibile e ironica manifestazione dell'elettronica/dance made in Italy, deliberatamente e orgogliosamente pacchiane, patchwork di riferimenti alti e bassi, orecchiabili e divertenti. A metà disco però si scivola nel “truzzo” spinto di “Il pasto di Varsavia” (rivisitazione della Fiera dell'Est in cui invece che topolini si comprano sound system), che nonostante l'intento ironico-trash non diventa elaborato citazionismo postmoderno, ma resta una truzzata. E soprattutto lascia non poco perplessi per l'accostamento con la successiva “Freedom”, rivisitazione della nota canzone di Aretha Franklin (“Think”) e dello spiritual afroamericano “Sometimes I Feel Like a Motherless Child”. GB
THE REGAL – THE REGAL (The Regal – A Buzz Supreme)
Sembra di sentire la voce di Michael Stipe nella prima traccia dell'album degli esordienti The Regal, “The Calling of Loneliness”, tanto la voce del cantante Andrea Badalamenti riesce a clonare alla perfezione il timbro vocale del leader dei REM. E non solo il timbro: l'intera canzone è impostata sulla falsariga delle ballate rock con melodie accattivanti con cui i REM hanno venduto milioni di dischi. Andando avanti con l'ascolto, il “rifacimento” del gruppo americano si fa meno smaccato ed entrano in campo altre suggestioni, da Young e Nash all'omaggio/citazione (auspicabilmente intenzionale) di “Proud Mary” dei Creedence: “She's Rock'n'Roll”. Un buon disco d'esordio, anche se manca uno slancio di originalità che lo renda più personale. GB