Mai Personal Mood “Cactus”, Forears/Audioglobe 2012
I Mai Personal Mood, realtà pugliese di belle speranze, dopo vari live in giro per la penisola giungono al primo album. La strada è in salita, il quintetto di Canosa di Puglia riparte dove era rimasto un anno fa. Le contaminazioni tra pop ed elettronica, presenti nei cinque brani dell’EP d’esordio “L’heure dEpart” (2011), vengono riprese e sviluppate appieno. La calda melodia mediterranea incontra scenari gelidi e algidi filo anglosassoni, lo fa con la delicatezza e ingenuità, tipica di una gioventù spensierata. I Mai Personal Mood navigano a gonfie vele, non affondano le radici in nessun luogo. “Cactus” riesce a crescere ascolto dopo ascolto, in qualche caso punge pure (Guadalupe, Boom Cornelius, Y mentas). Una puntura indolore, quasi piacevole, come quella dell’ape su un fiore, pronto a sbocciare. M.M.
Somber Light – Akira, Autoproduzione
I Somber Light, gruppo nato alla fine del 2008, parte con le idee chiare fin dall’inizio. Il fondatore della band, Carlo Polo, proveniente dagli Oversonic, gruppo brit- pop, decide di avvicinarsi a sonorità post-rock, shoegaze, shoegaze, pubblica un annuncio e nel giro di qualche mese riesce a costruire le basi solidi per il progetto che ha in mente. Nel maggio 2009 esce il primo EP “Somber Light”. “Akira”, uscito nel 2011, è il primo album, contiene composizioni strumentali di alta levatura. Emerge con prepotenza la passione per il cinema giapponese. Il titolo dell’album è un omaggio al maestro del Sol levante Akira Kurosawa, non mancano spezzoni tratti da pellicole giapponesi. La storia del Samurai o dello Shogun di turno (Madame butterfly knife) si confonde con l’andamento etereo e onirico delle trame sonore. M.M.
Death By Pleasure “Waited, wasted “, MASHHH! RECORDS 2012
I Death By Pleasure sono di Trento, ma potrebbero benissimo essere newyorkesi o californiani. Di italiano non hanno niente, nemmeno il nome. Si formano nel 2009 dall’unione tra Mirko Marconi (chitarra e voce) e Marco Ricci (batteria e programmazioni), muovono i primi passi in bilico tra il primitivismo garage, sporco e crudo, e lo sperimentalismo post-rock (post, oltre il mero concetto di rock classico). “Waited, wasted”, EP uscito a Novembre 2012, è solo idealmente il seguito dell’album esordio. Qui Marco Ricci, impegnato a tempo pieno con il progetto disco/ shoegaze “La Casa del Mirto”, lascia il passo dietro le pelli a Lorenzo Longhi (ex componente dei Fango). La band sprigiona il proprio lato selvaggio, sfoggia un’attitudine punk, mostra l’amore per la bassa fedeltà e i distorsori. Figli di A place to bury strangers, Black Keys e Ty Segall, IDeath By Pleasure cavalcano l’onda del garage più grezzo senza remore alcuna, in modo convincente e diretto (Find a fire that Burns, Spontaneous Combustion). M.M.
FUORI GARA (NON ESORDIENTI):
Collettivo Ginsberg “De la Crudel” , Seamount productions 2012
L’EP “De Crudel” segna un nuovo inizio per il Collettivo Ginsberg, progetto musicale/letterario nato in Romagna nel 2004. Dopo tre album autoprodotti (“I refuse to give up my obsession “, “ Pregnancy “, “Tutti sono seri”), una serie di live e vari cambi di formazione, il gruppo elabora una nuova poetica, debitrice della poesia beat e del cut-up dadaista. La produzione è affidata a Marco Bertoni, tastierista dei Confusional quartet, gruppo chiave della no wave italiana. Una garanzia di qualità. Il disco suona come se fosse la registrazione di un concerto, i quattro brani, cantati in inglese, in italiano e dialetto romagnolo, si elevano su strutture limacciose, ruvide e grezze dal retrogusto blues. L’incedere del ritmo, a tratti sfrenato, a tratti psichedelico, malinconico e apocalittico, ricorda i lavori di Nick Cave, Crime & The City Solution, Gallon Drunk.
M.M.
The Venkmans “Good morning sun “, Audioglobe 2013
“Good Morning Sun”, uscito a Gennaio 2013, è il disco d’esordio dei Venkmans, gruppo nato nel 2010 a Firenze e con alle spalle un’intensa attività live. L’immaginario di riferimento è quello degli anni Ottanta: al cinema impazza Ghostbusters e le radio trasmettono “People are People” dei Depeche Mode. Il quartetto fiorentino è revivalista e citazionista, le modalità d’uso di tastiere e synth richiamano certi modelli synth pop e dance rock, il cantato non presenta caratteri personalizzanti nella postura vocale o nella linea melodica. I Venkmans non sembrano aver trovato ancora una propria cifra stilistica, in compenso scrivono brani con ritornelli orecchiabili e ballabili, perfetti per le discoteche rock (Critical, No one gets the feeling). Il potenziale c’è, ma è espresso solo in parte, peccato. M.M.
Windom Earle “Windom Earle EP”
La musica dei Windom Earle, trio pesarese, è strumentale, non ci sono inframmezzi vocali, non c’è una voce narrante esterna. Sono le note a parlare. La costruzione dei quattro brani, presenti sull’EP d’esordio, segue una geometria cinematografica e immaginifica, la fantasia dell’ascoltatore è stimolata, incentivata dall’ottima scrittura compositiva, ben articolata e mai lineare, in grado di descrivere scenari inquieti e surreali (The Wood of the self murderers, the arpie and the suicides). A metà strada tra divagazioni math rock e intuizioni sludge metal. Paradossalmente l’EP dei Windom Earle potrebbe essere la colonna sonora perfetta di una puntata di Twin Peaks. Il tributo alla poetica lynchiana non è solo nel nome scelto dal gruppo (nda. Windom Earle è un ex-agente FBI nella serie di Twin Peaks), ma nell’humus atmosferico di sfondo al disco. M.M.
Il Caffè dei Treni Persi “Un Collasso del tutto indisturbato”, Dischi Persi 2012
Il Caffè dei Treni Persi, sestetto bolognese con all’attivo due EP e numerosi concerti, ha fatto il primo grande passo: il 21 Gennaio 2013 scorso è uscito il disco di debutto della band, “Un Collasso del tutto indisturbato”. Con semplicità e leggerezza si racconta la quotidianità, i piccoli grandi problemi dei tempi moderni (Adamo Blues, Nuovo Sole), l’amore in tutte le sue forme (La conta, Ninna nanna per Agnese). L’architettura strumentale, costruita sull’uso sapiente di flauto, violino, basso, chitarra, batteria, richiama la tradizione musicale cantautorale, prog degli anni settanta (Il Volo, Nevrosi), il tutto è impreziosito da un tocco pop e scanzonato. “Un collasso del tutto indisturbato” è l’opera di sei bravi artigiani, alla ricerca di se stessi, dei propri spazi e tempi. Nel viaggio non possono mancare gli amici, “Partigiano” vede la partecipazione di Cisco, ex Modena City Ramblers. M.M.
King Howl Quartet “King Howl Quartet “, Talk about records 2012
“King Howl Quartet”, primo album omonimo del quartetto cagliaritano, è una creatura vagabonda, scorre come un fiume in piena, la foce dai cui dissetarsi è il blues tradizionale (John the revelator, Trouble soon over, Hard time killing floor), venato da influenze hard rock, stoner rock (My Lord) e jazz (Nocturne). I King Howl Quartet dimostrano di essere dei musicisti di livello, notevole è l’affiatamento e l’equilibrio musicale tra i vari strumentisti, capaci di reinterpretare il passato blues/ hard rock alla luce del presente. Un genere musicale come il blues, lettera morta per il grande pubblico, rivive una seconda giovinezza. “King howl Quartet” è un ottimo biglietto da visita, la carica del quartetto è quella giusta, l’adrenalina pure, le condizioni per perfezionarsi e fare meglio ci sono tutte. M.M.
Punk y Nada “A Venezia ci sequestrano gli strumenti”, Autoprodotto
“A Venezia ci sequestrano gli strumenti”, esordio dei veneti Punk Y Nada, segue i canoni classici del punk melodico americano e della musica demenziale italiana. Senza troppe pretese, con i propri mezzi, in barba alle case discografiche, i Punk Y nada scrivono brani pop, velati di ironia, si divertono a sbeffeggiare i costumi e la società odierni (Spritz Song, Voglio fare la velina, My generation). A volte ci riescono, altre no. Non sempre riescono a conferire un’impronta personale al pezzo, restando anonimi, con il rischio di conformarsi a certi stereotipi pop. I Punk y Nada più che musicisti si presentano come intrattenitori capaci di confezionare un disco di musica leggera ideale per trascorrere una serata in compagnia di amici, a ridere e scherzare. M.M.
Underdog “Keep calm “, Altipiani/ MArte Label 2012
Gli Underdog si ispirano alla biografia del compositore, contrabbassista jazz Charles Mingus “Beneath the Underdog”, e fin qui niente di particolare. Lo fanno con un gruppo di sette elementi: piano, violino, trombone, contrabbasso/basso, chitarra, duo vocale (femminile/ maschile). “Keep Calm”, uscito a Novembre 2012, conferma le aspettative suscitate dall’album di debutto “Keine Psychoterapie “ (2009) proponendo una miscela musicale multiculturale e dalle mille sfaccettature in cui il jazz da locale notturno anni trenta (I’m Waiting for my Doc, Maraconar) incontra, con fare circense e schizofrenico, sonorità mitteleuropee (Goodbye, Soulcoffee) e pop/ rock. Le cover di Cuore Matto e Lou Reed dimostrano apertura mentale, abilità di interpretazione e voglia di sperimentare. Qualità chimeriche da conservare con gelosia. M.M.
Unheimlich ! “Unheimlich !“, Autoproduzione