Wolther goes stranger “ Love can’t talk”, La Barberia Records 2013
Dietro il nome Wolther Goes Stranger si nasconde l’anima electro - pop di Luca Mazzieri, chitarrista degli A Classic Education. Nel 2007 esce il primo dieci pollici omonimo su Madcap Collective e più tardi arrivano due EP, “Dandies play in office time” (Secret Furry Hole, 2010) e “A Lovely Boy ep” (La Barberia Records, 2012). Il gruppo Wolther Goes Stranger, nato come alterego di Luca Mazzieri, a detta dello stesso interessato, si sviluppa poi in un progetto a più ampio respiro, in cui confluiscono più musicisti, principalmente Massimo Colucci, Linda Brusiani e Stefano Cristi (“quarto Wolther “ sul palco e in studio). “Love can’t talk”, album d’esordio, è una raccolta di canzoni sull’ amore silenzioso, parlato e sussurrato, il linguaggio è quello della musica : sintetica, eterea , tutt’uno con la voce soavemente pop di Linda Brusiani. Italiano e inglese si confondono, come a voler creare una lingua universale, quella dell’amore giustappunto. Da ascoltare : Sometimes (canzone con Federico Fiumani, storico leader dei Diaframma) e Sixteen ( con Jonathan Clancy).mo.ma.
Lovespoon “Carious Soul”, Heyman Records 2013
I Lovespoon citano come influenze Big Star, Shins, Neil Young, Blitzen Trapper. E si sentono, ma solo in parte. Il gruppo ravennate, dal 2010 in poi, con il primo EP “Naked for you”, l’esordio omonimo (2012) e il secondo album “Carious Soul “ (uscito a Giugno 2013), è alla costante ricerca di se stesso : tenendo folk, country e psichedelia come punti fermi del proprio discorso musicale, propende a contaminare il proprio suono con un vena melodica tipicamente brit pop (“Mary Comes”) e una verve garage / punk (“I can live anyhow”). Ottimo il lavoro in fase di composizione e pregevoli gli arrangiamenti e gli intrecci chitarristici, di chiaro rimando alla stagione del rock che fu ( ”Carious Soul “). Il lavoro presenta poi una varietà di sfaccettature ritmiche : a brani elettrici e distorti (“Marionettes”) seguono momenti più acustici (“ Bianca”). Il percorso della band verso una propria identità stilistica continua. Un passo avanti rispetto al - più folkeggiante - disco d’esordio.mo.ma.
Angus Mc Og “Arnaut”, Autoproduzione/ Audioglobe 2013
Gli Angus Mc Og sono un trio modenese, attivo dal 2009. Il progetto – va detto – nasce come one man band, Antonio Tavoni imbraccia la chitarra elettrica e comincia a comporre. A distanza di qualche anno Tavoni continua a scrivere testi e musiche, ma lo fa in compagnia di Lucio Pedrazzi (batteria, percussioni, cori) e Daniele Rossi (violoncello, banjo, organo, harmonium, chitarra e piano). “Arnaut”, secondo album, conferma l’ottimo debutto “Anorak” (2011). Il titolo del disco è un omaggio ad Arnaut Daniel, trovatore francese del dodicesimo- tredicesimo secolo, decantato da Dante. Come i trovatori gli Angus Mc Og sono poeti – concedetemi il termine poeta - autentici, creatori di versi e di armonie. Benché la struttura portante della quasi totalità dei brani si basi sul binomio chitarra acustica – voce (“Siddharta”, “Beyond Ancona Harbour”), il gruppo riesce a conferire al suono d’insieme una vasta gamma di sfumature : dal classicheggiante (l’intro di “The Fire Sermon”, “The Coal Song”) al rock (“Never Again”). Il tutto grazie all’ottimo lavoro di arrangiamento: ogni elemento – il violoncello, l’harmonium, il banjo – è il pezzo di un puzzle, difficile da smontare. mo.ma.
Hank ! “Atti pubblici in luoghi osceni”, 800A Records / Audioglobe 2013
Gli Hank! sono un quartetto pop – rock palermitano, con un EP all’attivo , “Piedali”, pubblicato nel 2010, e un tour come band spalla di Niccolò Carnesi. Il nome Hank !, chiaro omaggio all ‘Henry “Hank” Chinaski di Bukowski, è una dichiarazione d’intenti, manifesto del proprio modo di fare di musica ironico e divertito. Il primo album, “Atti pubblici in luoghi osceni”, uscito a Maggio 2013, è un gioco di parole e di suoni, un po’ pazzo e nonsense. Quello che potrebbe essere il solito disco pop italiano da fighetti, con testi finto- impegnati e tastierine anni 80 fuori moda annesse si rivela un cocktail stralunato di stili : i testi e il cantato italiano tracciano la linea melodica dei brani, arricchiti e stravolti da accelerazioni punk (“Vivo male”), ritmi in levare (“Il ministro”) e venature electro – dance (“Molto triste, poco pop”, con Niccolò Carnesi alla voce).
mo.ma.
Andrea Carboni “[Due] “, Audioglobe 2013
La forma mentis del compositore pisano Andrea Carboni è di stampo classico. Il musicista, conosciuto oggi principalmente come chitarrista, si affaccia al mondo della musica, suonando il pianoforte. La chitarra viene dopo, la impara a suonare da autodidatta e dal 2000 entra a far parte di vari gruppi rock pisani. Nel 2006 intraprende la carriera solista, esce “L’amore manifesto”, primo EP da solista, a cui fanno seguito l’album d’esordio “La terapia dei sogni” (2010) ed un secondo EP “Sassi” (2012). “ [Due]”, secondo album, uscito ad Aprile 2013, è il disco di un cantautore atipico : Carboni non è il semplice interprete dei testi che scrive, ma un musicista a 360 gradi, per la precisione un polistrumentista (chitarra, piano elettrico, basso, glockenspiel, shaker). Con l’aiuto di validi collaboratori, Enrico Gabrielli ( flauto, clarinetto) e Rodrigo D’Erasmo (violini distorti, cori, fiati) dà vita a un bel affresco, in cui musica e parole si compenetrano e fondono insieme.mo.ma.
Mr. Milk “ Mr Milk”, Casa Molloy 2010
Nella prima di copertina del disco d’esordio di Mr Milk - uscito ormai tre anni fa - campeggia la faccia barbuta di un giovanotto, è l’autoritratto, in forma di cartone, di Mr Milk, folker campano dalla folta barba, in giro per mari - si veda l’ultimo progetto “Un uomo in mare tour”- e monti dal lontano 2005, con concerti di supporto a The Niro, Giardini di Mirò, Ronin e tanti altri. L’album di debutto si inserisce nel solco della tradizione cantautorale folk anglo-americana, riecheggiano nelle note di Mr Milk i fantasmi di Nick Drake (“Calls and letters”, “Who won”,) ed Elliott Smith (“Deepfar”, “Forced”). I brani si strutturano su delicati arpeggi di chitarra, pizzicati dalla voce fragile e caduca di Mr Milk. Il fluire del ritmo è lento, quasi sofferto, le canzoni, nient’altro che racconti di vita in musica, si rompono in mille pezzi e come rami appassiti cadono e si stagliano a terra, tra morte e rinascita.mo.ma.
Terrae Motus “Shoot you”, Autoproduzione 2012
In Italia si tende a considerare “artisti emergenti” musicisti trentenni - quarantenni. I Terrae motus, gruppo partenopeo, possono essere classificati di buon grado tra i gruppi esordienti, in quattro non raggiungono l’età di un dinosauro del rock come Mick Jagger. Forse qualcosa comincia a muoversi, chissà. Nomen omen. I ragazzi - è il caso di dirlo - nonostante la giovane età , tra i 15-21 anni, padroneggiano gli strumenti come se fossero musicisti di lungo corso. Un punto a loro favore, cosa da non poco in un panorama musicale italiano sempre di più popolato da improvvisati e dilettanti allo sbaraglio. “Shoot You”, disco d’esordio, arriva dopo una lunga gavetta live, alterna brani rock sbarazzini (“No left no right”, “She is coming right”) a pezzi più bluesggianti (“All mine”), midtempo (“Let the music hold you) e ballate con un vago accenno folk - country (“It’s not time for a rest”, “White widow”). La confezione del prodotto è perfetta – produzione e qualità dei suoni di ottimo livello - il disco è stato masterizzato ai Metropolis Studios di Londra e si sente. Manca però l’estro creativo : il riff che ti fa sobbalzare sulla sedia ed esclamare :” però, mica male”.
mo.ma.
Family portrait “Lontano”, Autoproduzione 2013
Le Marche nell’ultimo periodo sono una fucina di nuove proposte, giusto per ricordare qualche nome : Karibean , Aedi, Soviet Soviet, Be Forest. I Family Portrait, trio maceratese, fanno parte di questa nuova ondata di gruppi. Nascono nel 2008 e pubblicano nel 2011 il primo EP omonimo, contenente cinque tracce.”Lontano”, primo album del gruppo, segue la strada dell’autoproduzione, già intrapresa con il lavoro precedente. Il tessuto strumentale del disco è sintetico, cerebrale, si stratifica su beat elettronici, inserti di pianoforte (“Deserto”), parti di chitarra (“Sete”), archi - violino e viola - (“Saturno”), fiati - oboe, tromba, trombone - (“Tracce”). Basso e batteria sono completamente assenti, a dettare il ritmo è la drum machine, cuore meccanico di palpiti struggenti e disincantati, resi vividi dalla voce fiabesca di Emma Lambertucci. mo.ma.
Ornaments “Pneumologic”, Tannen Records/Audioglobe 2013
Gli Ornaments nascono nel 2003 da un’idea di Simone Mambrini (Hangin’ on a Thread), Riccardo Bringhetti (Rue de Van Gogh, Ungar Trio, Workout Quintet), Davide Gherardi e Alessandro Zanotti (The death of Anna Karina). Dopo un folgorante inizio, con la pubblicazione di un primo promo - distribuito in sole 800 copie ai concerti ed oggi disponibile sul bandcamp del gruppo – e un biennio di concerti, arriva un lungo letargo artistico – compositivo, protrattosi fino al 2011. Un EP omonimo segna il ritorno sulle scene, “Pneumologic” è invece il primo disco vero e proprio, concept – album sull’essenza della vita, sul “pneuma”, principio vitale dell’organismo nella filosofia greca. Il lavoro svolto in studio di registrazione – l’Igloo Audio Factory di Correggio (RE) – fotografa l’energia dirompente e violenta delle esibizioni live con sette tracce tra post-rock (“Pulse “), sludge metal (“Galeno”, “Pneuma”) e hardcore/ screamo (“L’oro dell’oro spaccato”, con alla voce Tommaso Garavini dei Concrete). Il gioiello pregiato dell’opera è “Breath”, con l’ottima interpretazione vocale di Silvia Donati.
mo.ma.